Immunoreica logo

Analisi, analisi, analisi...

Appena meno di un secolo fa la diagnostica era praticamente inesistente.

La diagnosi di un problema o di una malattia erano appannaggio dei medici che sapevano leggere i sintomi e da questi ne derivavano qual era il problema e quindi la cura: le malattie avevano meno nomi ma si capiva meglio dove risiedeva il problema.

L’avvento delle analisi e, successivamente, della diagnostica per immagini, doveva diventare un supporto per questi medici in modo da chiarire meglio la situazione e non avrebbe mai dovuto sostituirsi ad essi. MAI.

“Se non vedo nelle analisi il problema non c’è”… peccato che le analisi non sono infallibili. Mentre il sintomo, se c’è, non può avere falsi positivi o falsi negativi… al massimo lo stesso sintomo può avere più cause, ma non può essere “sbagliato”.

Questo ha deresponsabilizzato i medici, ha portato i medici a delegare qualcosa di indelegabile: la conoscenza del paziente.

Prima i medici ti facevano delle domande, ti palpavano, ti chiedevano la storia della tua patologia della tua famiglia. Ora dopo 5 minuti sei fuori dallo studio con la prescrizione, senza poter far domande, senza poter risolvere i tuoi dubbi, senza conoscere il perchè stai prendendo quei farmaci… alla faccia del consenso informato.

Ma il problema di questa inversione è anche quanto questo pesa sul singolo malato e sul Sistema Sanitario Nazionale.

Infatti uno dei costi nascosti (ma neanche tanto nascosti) di un buon percorso di guarigione sono le analisi. Le analisi… spesso più del consulto e della cura stessa. Si fanno, o non si fanno, o sene fanno il giusto per evitare di salassarsi… ma avere le giuste informazioni per procedere al meglio e in modo più preciso possibile è fondamentale.

Molti miei pazienti mi chiedono: “Ma com’è che con le stesse analisi tu mi sai dire cosa ho mentre i medici no?” “Perchè tu mi fai delle domande e capisci alcune cose e con tutti i controlli che ho fatto non sono emerse?”

Belle domande.

I parametri, le informazioni, la metodologia

Le analisi devono essere funzionali alla comprensione dello stato delle cose. Per le analisi che non faccio fare, sopperisco con un lungo questionario, e magari da quello vedo se ci possono essere delle analisi che potrebbero aiutare meglio alla comprensione del problema, ma solo alla luce del reale bisogno e non arbitrariamente, altrimenti non sono funzionali a darmi un quadro preciso della situazione.

Ma c’è di più.

Mentre prima molti parametri erano di routine, adesso, per i tagli alla spesa pubblica, non si fanno più… però i medici purtroppo non sanno più leggere i sintomi e quindi, con il diminuire delle analisi, anche la loro conoscenza o la loro capacità di individuare il problema aumenta con i tagli alla Sanità.

Non so se riesci a renderti conto del paradosso: hanno reso dipendenti i medici dalle analisi e adesso gliele tolgono.

Un altro paradosso: le linee guida internazionali

Se mediamente i consigli di chi segue il protocollo sono l’opposto di quello che si trova in giro, ma se facendo quello che si dice in giro stai ancora male… forse smettendo di farlo riuscirai a stare bene :-).

Le linee guida internazionali – ciò su cui si basa l’operato dei singoli medici – vengono revisionate sempre più frequentemente, e sempre alla luce di nuove scoperte della medicina alternativa (dove per medicina alternativa considero tutto ciò che non è il mero fare una diagnosi, aprire il prontuario e vedere quale farmaco propinare)… NON PRIMA.

Cioé… cosa vuol dire? Dove vanno a finire tutti i soldi spesi nella ricerca, se poi la medicina alternativa ci arriva prima?

Boh. Mai farsi troppe domande. Unendo il tutto, comunque, viene fuori un quadro disarmante:
  • i medici non sanno più diagnosticare le malattie
  • i medici non sanno più dare un giusto rimedio per le malattie (anche qualora ne riescano a capire la natura)
Un esempio su tutti è il "colesterolo totale" (il parametro tanto amato alla Danacol che dice che deve essere sotto i 200). Sappilo, 200 non è un valore alto, né tanto meno allarmante!

Un altro è la nostra tanto amata vitamina D: se prendi come riferimento i valori ritenuti nella norma, alcuni miei pazienti dovrebbero essere ultra intossicati perchè hanno quantitativi di vitamina D molto alti. Ma non è così, anzi ancora non sono sufficienti… e il motivo risiede nel fatto che la vitamina D non ha una classificazione standard.

Un esempio su tutti è quello di 2 miei pazienti entrambi con vitamina D a 23. Quindi entrambi in carenza di vitamina D. Uno con una patologia autoimmune in fase acuta, l’altro non si ammala neanche se vuole. Ad uno quel valore non è sufficiente, all’altro sì.

Alcune volte vengo contattata in privato in cui mi vengono dati valori delle analisi senza parametri di riferimento, senza unità di misura, senza altri valori, e mi viene chiesto di dire cosa ne penso: da valori così non posso trarre assolutamente nessun tipo di conclusione perchè i valori, senza vedere il contesto, non hanno assolutamente alcun “valore”.

Ora torniamo alle analisi utili e quelle superflue, che ovviamente cambiano da caso a caso.

Affidarsi a un buon specialista paradossalmente ti fa risparmiare tempo, ma anche denaro. Le analisi in base all’interpretazione, in base alla preparazione dell’operatore, in base al tempo che vi dedica, possono essere più o meno utili, più o meno necessarie.

Io personalmente dico sempre ai miei pazienti che è meglio spendere in integrazioni che in analisi. Questo non per dire che non vanno fatte le analisi, ma perchè se c’è un modo per evitare di fare un’analisi che al momento richiede troppi soldi per farla – e comunque procedere con la terapia in attesa di tempi un po’ più fortunati – economicamente è meglio che non procedere affatto con la terapia, perchè non si hanno i soldi per comprare le integrazioni.

Quindi esistono anche i dosaggi di sicurezza, validi un po’ per tutti, tipo i classici 10.000 U.I. di vitamina D al giorno, che possono essere superati con le dovute accortezze e le dovute analisi, ma che è comunque meglio non superare senza dei parametri di riferimento. Meglio procedere quindi in questa direzione che non mettersi a spendere se c’è un problema economico di fondo.

Altra cosa legata alle analisi:

Non esiste niente di più reale che può far capire meglio il problema dei sintomi

Puoi avere tutte le analisi del mondo e possono anche essere perfette, ma se hai dei sintomi in tal senso… i sintomi vincono, quindi una giusta quantità di domande mirate può, almeno in attesa di un set di analisi più specifiche, sostituirsi in modo buono o può indirizzare ad un certo tipo di analisi ed escluderne altre.

Le analisi quindi: importanti moltissime, altre per alcuni superflue, per altri fondamentali. Sceglierle, farle ed interpretarle non è facile: non si può chiedere su Facebook come interpretarle, è una responsabilità troppo grande, nonché sminuisce il lavoro dello specialista. Se fosse così semplice lo farebbero tutti. Io stessa ad oggi guardando delle analisi riesco a vedere molto di più di quanto non vedevo all’inizio.

Il fai-da-te è fico, ma se “fai da te” non puoi scaricare la responsabilità ad un altro… te la prendi tu.

E quindi quali sono le analisi base da fare (soprattutto per quanto riguarda il protocollo da me seguito)?

Io ero partita che volevo che ogni mio paziente aveva un quadro completo delle analisi, veramente infinito (tra gli 800 e i 1000 euro). Poi piano piano l’ho sostituito con un questionario di lunghezza sempre crescente (ad oggi conta 8 pagine) che è andato a sostituire parte delle analisi, e in caso mi aiuta ad orientare il mio paziente verso analisi non di base ma utili nel caso specifico.

Le analisi hanno diversi ruoli:
  • definire lo status iniziale del paziente
  • indagare eventuali cause non visibili
  • permettere la giusta integrazione
  • se fatte a cadenza regolare, servono a vedere se si sta procedendo nella giusta direzione
Le analisi di base (intendo quelle importanti per il protocollo che seguo) sono:
– Emocromo
– colesterolo totale
– colesterolo LDL
– colesterolo HDL
– VLDL (quasi introvabile)
– Trigliceridi (TG)
– Proteina C reattiva
– A1c (emoglobina glicosilata)
– 25 OHD (vitamina D3)
– PTH (paratormone)
– Omocisteina
– Glicemia
– Ferremia
– calcemia
– insulinemia
———————
– Urine
– Calciuria (urine 24H)
– proteinuria (urine 24H)
———————
– TSH
– FT3
– FT4
– RT3 (quasi introvabile)
———————
– acidi grassi a catena lunga (quasi introvabile)

Come si ovvia all’introvabilità di alcune analisi? I limiti dei laboratori analisi non li possiamo superare… ma per tutto il resto siamo qui per aiutarti, con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione.

Stare bene è un diritto… fanne buon uso!!!

Condividi la Super-Salute

Ethel Cogliani

Ethel Cogliani

Biologa nutrizionista specializzata nel trattamento delle malattie autoimmuni, croniche e infiammatorie. Ideatrice del protocollo IMMUNOREICA. Autrice dei libri "Dietro la Malattia", "Tiroide X-Files", "Paura", "La Struttura della Salute" e coautrice di "Super-Vivere nel XXI Secolo". Editrice e redattrice della rivista Immunoreica Magazine, la prima rivista dedicata all'approccio funzionale delle malattie autoimmuni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Copyright © Immunoreca ® di Ethel Cogliani | P.IVA 12723891003
My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy