Premetto che io mi sento una donna in carriera, amante della famiglia e dei tanti figli. Partendo dal fatto che ho cresciuto senza baby-sitter tutti e tre i miei figli, gli ho insegnato io a leggere e scrivere, ma non ho mai rinunciato a lavorare anche nel week-end se necessario.
Insomma, ho sempre ricoperto nella famiglia il ruolo dell’uomo e della donna, e sono perennemente irrequieta nel cercare nuovi stimoli nella mia vita (chi mi segue sa quanto sono ricercatrice e quanto sperimento).
Ma voglio raccontarti un aneddoto che mi aiuterà ad introdurti ad un modo diverso di vedere i nostri ruoli nella società.
L’altro giorno con la mia grafica ci siamo imbattute in un argomento VERY VERY HOT.
Il reale ruolo della donna nella società
Scegliere un argomento meno controverso no? A noi non piacciono le cose semplici… non ci portano a ragionare.
Nello scambio di opinioni si sono create delle divergenze di pensiero, come era previsto ci potessero essere, ma che in realtà erano dovute a basi di partenza diverse e non a reali divergenze concettuali.
Intanto, cosa si intende per società umana? Quella naturale o quella moderna?
Il tanto discusso RUOLO DELLA DONNA deve essere definito anche nella società in cui viene inserito (come in realtà per qualsiasi cosa si considera dal punto di vista socio-culturale).
Il ruolo della donna in una società naturale è quello di procreare e crescere la prole, accudire il focolare e provvedere ai bisogni minimi della famiglia.
Il ruolo della donna in una società moderna invece deve essere multi-tasking, con la conseguenza (se mantiene il suo ruolo primordiale) che si sente schiacciata in un ruolo troppo restrittivo e penalizzante.
Di qui la corsa della donna a voler acquisire i diritti dell’uomo, il ruolo dell’uomo, le competenze sociali dell’uomo.
È realmente sintomo di libertà o è un’aberrazione della snaturalizzazione della nostra società?
Sono in contatto con moltissime persone, e molte sono donne:
- madri
- single che odiano i bambini
- sposate senza figli
- a cui non interessa avere figli
- single che vogliono figli
- sposate senza figli e li vogliono
Quello che mi accorgo è che più la donna è in contatto con il suo ruolo naturale, e più viene stimolata la sua voglia a procreare e a mantenere stretto il suo ruolo con estrema fierezza e fermezza. Fanno a tempo pieno il ruolo di mamma, studiano, approfondiscono, diventano spesso riferimento di un’evoluzione dell’educazione, con forte coscienza e realizzazione.
Desiderano più figli e per loro non è un problema farne altri, anche se ne hanno già sopra la media nazionale (3-4).
Natura chiama Natura
La donna viene richiamata al suo ruolo naturale senza sentirsi forzata in questo, anzi si sente confortata e padrona del nucleo fondamentale che le compete di diritto da sempre.
Se una donna si sente offesa nel ricoprire il suo ruolo non è sbagliato di per sé, ma è sbagliata la società in cui viene immessa, e va cambiata. La percezione che dovrebbe avere invece è quella che gli è stato affidato un dono fondamentale, che è tutto tranne riduttivo e inutile, come invece è luogo comune considerarlo.
“Ma allora giudichi negativamente le donne che non vogliono avere figli!”
Assolutamente no.
Partendo dal fatto che sono prima nutrizionista e poi donna, in questo blog lo scopo non è quello di additare chi fa scelte diverse, ma è quello di capire ciò che deriva dal condizionamento socio-culturale-ambientale e ciò che invece è determinato da una reale scelta naturale.
Capire questa differenza, a prescindere dalle proprie credenze e dalle proprie convinzioni, ci aiuta a capire tante cose sulla nostra salute e su cosa la determina veramente e, quindi, a cercare di cambiarle o adattare il nostro modo di vivere in modo da tamponarne gli effetti.
Al tempo stesso non è naturale che una donna non desideri avere figli o si senta incompleta nello svolgere il ruolo di accudire i propri figli e la casa, delegando il compito a colf e baby-sitter. È innaturale avere il mal di testa o il mal di pancia o patologie croniche sia da vecchi che da giovani, e accettarle come irreversibili.
Solo che tutti questi concetti sono socialmente accettati e accettabili, e quindi i luoghi comuni li rendono naturali, ma non reali.
Quindi vorrei proseguire con il discorso in modo da arrivare a collegare questo argomento alla salute.
So che il collegamento femminismo-salute è abbastanza azzardato, ma fa parte del gioco capire come funzioniamo veramente e cosa stiamo dando per scontato e invece non lo è, perché agendo su quello ritorniamo all’equilibrio.
Riassumendo velocemente il discorso fin qui fatto:
Più ci avviciniamo alla Natura, più veniamo spinti alla naturalezza.
Come due calamite che si attraggono sempre più forte man mano che si avvicinano.
Ad oggi ci sono donne che non vogliono avere figli, che pensano unicamente alla carriera, che addirittura abortiscono più volte pur di non avere figli, adolescenti che pensano di farsi operazioni già da giovani per evitare di avere per sempre figli.
Cosa sta andando storto?
La donna non si sente più donna. Ha paura che il suo essere donna sia un meno per lei nella società e lo rifiuta. Non riuscendo a coprire sia il suo ruolo che quello dell’uomo, sta rinunciando al suo. Peccato che una società di soli uomini (o sole donne) è destinata a morire.
Ed è quello che sta accadendo con sempre più uomini confusi nel loro ruolo, con sempre più donne che rifiutano il loro ruolo.
Procreare è l’unico reale ruolo importante che siamo chiamati (sia uomini che donne) a adempiere sulla Terra. Tutto il resto è solo un contorno che genera diversivo per non annoiarsi. E invece siamo sempre più sterili, sia biologicamente che emotivamente.
Ci stiamo allontanando dalla naturalità… ci stiamo portando all’estinzione.
E la questione è tutta ormonale, neurologica e di squilibri chimico-metabolici che portano ad infiammazione e ad una gestione errata delle nostre funzioni di base.
La salute non è un’entità astratta scorporata dal contesto in cui un individuo cresce, ma si fonda sul rispetto della naturalità della biologia umana, che si riflette sulla sua capacità di procreare e sul suo istinto alla procreazione.
Il resto sono solo sovrastrutture mentali… piacevoli, per carità, io sono la prima ad assecondarle, e ogni tanto ad avere difficoltà a mettergli un freno, ma purtroppo è così. Biologicamente è così. Perché siamo esseri viventi, è così.
Quando ero all’università ero affascinata da neurobiologia. I miei compagni di studio mi chiedevano come fossi riuscita in così poco tempo ad apprendere tutte quelle informazioni e a dare l’esame prima di qualsiasi altro, e a prendere il punteggio più alto di qualsiasi altro che lo ha fatto anche dopo di me.
E io non facevo altro che narrare, con gli occhi a cuore, stile cartone animato giapponese, di quanto per me fosse affascinante pensare che ogni emozione, ogni sensazione, ogni movimento, ogni funzione del corpo era resa possibile dal passaggio di piccolissime palline (ioni) all’interno di tubi (canali/pompe). Che poi non è altro che il funzionamento del nostro Sistema Neuronale.
Se poi pensi che questi tubi scatenano, insieme agli ormoni, delle reazioni a catena potentissime all’interno di ciascuna cellula, ti accorgi che come viviamo non è altro che il frutto di una perfetta biochimica che si traduce in comportamenti e stato di salute.
Quello però che ci veniva comunicato era che questi meccanismi avvenivano e basta, non c’era niente di quello che accadeva all’esterno che li poteva influenzare, e quindi giù di medicine per cercare di alterare questi meccanismi quando non funzionavano.
Puoi immaginare la mia gioia, curiosità, allucinante realizzazione quando ho capito che agendo sulle nostre abitudini (cibo, movimento, integrazione, frequenza dei pasti…), sulle nostre abitudini (sonno, lavoro, relazioni…) e sul nostro ambiente (radiazioni, luce, contaminanti…) si poteva modificare la chimica interna delle emozioni.
Finalmente tutto aveva una logica, ma il corpo non avrei più potuto leggerlo scollegato da tutto questo.
Quindi proseguiamo il discorso.
La perfetta società umana è matriarcale, non patriarcale. Per mettere i primi tasselli (e non lo dico io) gli uomini cacciavano, ma per settimane non riuscivano a portare da mangiare a casa. Se non ci fosse stato il ruolo centrale della donna di accudimento e sostentamento dei figli, ci saremmo estinti da un pezzo.
L’errore è nella struttura della società attuale
La società attuale causa è strutturata in modo che uomini e donne fanno fatica a mantenere ed essere soddisfatti dei ruoli che in realtà la natura gli ha assegnato da milioni di anni (diciamo che non sto includendo gli uomini in questo discorso per comodità didattica, ma ce ne sarebbero da dire di cose).
L’uomo “in cattività” (quindi in questa società) e l’uomo veramente libero (società naturale) si comportano in modi diversi, come si comporta in modo diverso un leone nello zoo rispetto ad uno in libertà.
Cercare di distinguere il comportamento umano da quello degli animali, pensando che sia frutto di sovrastrutture mentali e non di una risposta biologica allo stress determinato dalle condizioni ambientali e sociali a cui è sottoposto, è sbagliato e non ci farà mai vedere il problema dalla prospettiva giusta: possiamo intervenire sulla nostra condizione.
Questa cattività lo porta ad essere mal disposto verso sue determinate funzioni basilari, ma tutto questo è determinato da un ambiente e una società che agiscono come “distruttori endocrini”:
- società stressogena
- inquinanti ambientali che interferiscono sull’espressione di ormoni e neurotrasmettitori
che sono i veri artefici delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti che guidano i nostri comportamenti sociali.
Le scelte che noi pensiamo siano frutto del libero arbitrio, sono dettate da modificazioni biochimiche interne causate a loro volta dal contesto in cui ci muoviamo. Tutto è biologia.
Ogni specie ha i suoi meccanismi di controllo delle nascite, per evitare che il numero di individui superi la reale “capienza” dell’ambiente a fornire nutrimento ai singoli individui e a mantenere la singola specie in equilibrio con le altre che abitano lo stesso habitat.
Nel momento in cui l’ambiente non riesce più a reggere la pressione di una specie, si innescano questi meccanismi:
- Comportamentali: tutti quei comportamenti acquisiti nella nostra società che allontanano uomini e donne, tra cui comportamenti quasi caricaturali del corteggiamento uomo-donna
- Ormonali: disfunzioni di qualsiasi genere sia maschili che femminili, dalla disfunzione erettile alla poli-abortività, alla depressione dopo il parto che porta le madri ad uccidere i figli, frigidità…
- Psicologici: depressione, ansia… (comunque correlati a quelli ormonali)
- Sociali: limitazioni in alcune nazioni del numero di figli, rendere il sesso un concetto sporco e associare la purezza alla verginità, definire un’età giusta per fare figli…
Qual è l’età giusta per fare i figli secondo la nostra società
- bisogna aver finito gli studi: li che vuol dire almeno il liceo, quindi 18 anni
- bisogna avere un lavoro: se sei in Italia, come prospettiva non prima dei 25 anni
- bisogna trovare una casa dove crescere la propria famiglia, mettere da parte i soldi per poterla mantenere e magari avere i soldi per una babysitter, perché se non lavori non mangi e i figli da soli non si crescono: età media 40 anni
In una società perfetta l’inizio della pubertà, quindi tra gli 8 e i 15 anni di media, è l’età minima giusta per avere figli. Sì, scioccante, ma è così. La Natura non si sbaglia.
L’età socialmente adeguata ad avere figli è in realtà un’età fortemente a rischio per la salute del nascituro e la possibilità di portare a termine la gravidanza senza complicazioni: rischio per la madre e rischio per il bambino.
Nonostante quindi i nostri assunti ideologici sono molto distanti dalla naturalezza a cui dovremmo tendere, non voglio dire che avere figli così giovani deve essere visto come normale, ma semplicemente che non è normale accettare una società che nega qualcosa di naturalmente fisiologico.
La nostra specie, in questo momento storico (ma il processo è iniziato già da molto tempo, prendendo però adesso un’impennata notevole) sta maturando tutti questi meccanismi di limitazione, sia a livello comportamentale che a livello “patologico”, dove per patologico intendo la difficoltà dell’organismo a rispondere alle sollecitazioni esterne, troppo mutevoli perché abbia il tempo di adattarsi ad esse (mismatch).
Vediamo, quindi, come questo concetto lo possiamo usare per porre una base per indirizzare il nostro comportamento in termini di riconquista della salute.
Molte persone dicono che non possono fare a meno di [numero X di cose a caso che fanno male].
Questa, te lo dico con il cuore, non si chiama libertà... si chiama dipendenza.
È una dipendenza spasmodica da cose che sono in grado di compensare lo squilibrio generato dall’innaturalità della nostra condizione di vita, grama, piccola, triste… vuota… Non naturale.
Siamo schiavi che inneggiano alla libertà di esserlo senza essere disturbati nella loro schiavitù.
Già, fa male, ma è così.
Prova ora ad aggiustare UN SOLO tassello della tua vita verso la naturalezza che ti dovrebbe guidare.
Sai cosa accade? Che quel passo ti attrae inesorabilmente verso ciò che ti appartiene, perché sei quello verso cui ti stai muovendo. Quindi a questo primo passo seguirà un secondo, e un terzo, e un quarto… e la tua voglia di andare verso quello che tu sei realmente diventa sempre più forte, e con essa la smania e la determinazione.
Questo ti porta a compiere tutta una serie di azioni ordinate che ti portano ad essere sempre più uguale a te stesso con una velocità sempre maggiore.
Lo farai per istinto, non solo per ragionamento, e riuscirai a distinguere ciò che è giusto o sbagliato senza che altri te lo dicano. Sarai veramente libero di andare dove ci sei TU. Senza condizionamenti.
E finalmente sarai Uomo/Donna così come è scritto nei tuoi geni da milioni di anni.
Alimentazione… stile di vita… movimento… relazioni… ambiente… società…
Partendo da noi possiamo ristrutturare, con il tempo, una società che possa permettere alla donna di essere donna senza sentirsi da meno se lo è, e all’uomo di essere uomo senza che questo comporti violenza verso la donna, di stare bene senza doverci pensare, perché è una condizione di naturale propensione del nostro corpo/mente/spirito ad essere ciò che è in un ambiente che gli è congeniale.
Utopia? Forse.
Sicuramente se non iniziamo a muoverci nella giusta direzione, non lo raggiungeremo mai.
Non c’è persona che vuole realmente stare bene che in qualche modo non arriva ad influenzare l’ambiente che lo circonda, o a influenzare con le proprie richieste un mercato in modo da adattarlo alle proprie esigenze.
Le esigenze di salute, anche solo di un singolo, richiedono all’ambiente e alla società di modificare alcune cose. Se poi questo singolo diventa un’intera comunità, questa leva si moltiplica… diventiamo sani noi… guarisce anche l’ambiente.
Essere sani non è mai stato un atto di egoismo. Essere sani determina una nostra azione positiva sull’ambiente e la società in modo che questi concorrano al mantenimento del nostro stato di salute ritrovato.
Un corpo sano non può mantenersi tale a tempo indeterminato in un ambiente e una società malata.
Se vuoi mangiare bene, gli animali di cui ti cibi devono mangiare bene, vivere bene e crescere in un ambiente non contaminato. Se vuoi mangiare bene, le piante che mangi devono crescere su terreni incontaminati, irrigati da acqua pulita e senza uso di pesticidi che inquinano l’aria.
Se vuoi vivere bene, il tuo ambiente deve essere il più vicino possibile alla riproduzione di un ambiente naturale e devi vivere il più possibile all’aperto, in posti incontaminati, che stanno scomparendo dalla faccia della Terra, perché mangiamo male, mangiamo troppo, mangiamo cibo spazzatura contenuto in confezioni inquinanti e difficilmente smaltibili dai processi di decomposizione dell’ambiente.
Ebbene sì, se scegliamo di stare in equilibrio con noi stessi, l’organismo Natura al quale apparteniamo (sì, noi siamo semplicemente una piccola cellula all’interno di un organismo che si estende ben oltre ciò che siamo) guarisce e noi riprendiamo il nostro posto in esso.
Noi siamo come cellule tumorali nell’ambiente: lo stiamo portando a morire.
Guariamo noi… si riequilibra la società… guarisce l’ambiente… sorge un Eco-ismo in cui tutti vincono perché ogni singola cellula ricopre il ruolo che le spetta in una completa armonia di intenti.
Possiamo fare in modo che il forte tumore che siamo diventati per questo Pianeta rientri, e questa magia che avviene all’esterno si rifletterà magicamente all’interno: perché non esiste un equilibrio duraturo in un ambiente che lo mina costantemente.
Equilibrio dentro… equilibrio fuori. Non esiste salute egoista: quando stiamo bene, stiamo contribuendo a far stare bene.
La salute è un diritto… che parte dal ruolo che ci compete in Natura.
I passi che puoi fare sono molteplici. Quello che ti consiglio è di accedere ai
materiali fondamentali per iniziare il tuo percorso.
Non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta.
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Ethel Cogliani
Biologa nutrizionista specializzata nel trattamento delle malattie autoimmuni, croniche e infiammatorie. Ideatrice del protocollo IMMUNOREICA. Autrice dei libri "Dietro la Malattia", "Tiroide X-Files", "Paura", "La Struttura della Salute" e coautrice di "Super-Vivere nel XXI Secolo". Editrice e redattrice della rivista Immunoreica Magazine, la prima rivista dedicata all'approccio funzionale delle malattie autoimmuni.