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L'omosessualità è Natura

Con questo articolo mi farò nemici sia da una sponda che dall’altra. Ma il titolo è volutamente provocatorio (giusto per specificarlo) perché voglio portare chiunque a leggere l’articolo.

Lo scopo dell’articolo è dare una chiave di lettura assolutamente alternativa all’omosessualità.

Qualsiasi possibile giudizio che potrebbe trapelare tra le righe non è assolutamente tale, anzi ciò che sceglie la Natura per me è ingiudicabile, e quindi è tale in quanto è giusto che sia così.

Nel mondo di oggi si parla tanto dell’innaturalità della coppia gay/lesbo, del fatto che è un abominio che sia accettata questa tendenza. Quando sento alcune affermazioni mi stupisco molto, in quanto non riesco a vederne in assoluto l’innaturalità.

Ci arriverò per gradi, in modo da far capire come questo ha un senso nello schema della Natura.

La Natura è sinonimo di equilibrio

Direi quindi di partire dall’equilibrio specie-ambiente.

Da che mondo è mondo ogni specie è sempre stata “sagomata” dalle risorse presenti nell’ambiente: più era disponibile cibo per sostentarla e più questa si espandeva, più l’ambiente era ostico e limitante e più il numero di individui della specie si riduceva.

La Natura mette in atto questa riduzione con meccanismi diversi a più piani, ma il fine ultimo è sempre lo stesso: arginare una specie infestante.

La Natura ha diversi modi per farlo:
  • Genera individui sterili
  • Genera incompatibilità tra i sessi (sociali, comportamentali e/o fisiche)
  • Necessità “sterili” e dogmi sessuofobi
  • Cannibalismo
  • Guerre e conflitti
  • Maggiore suscettibilità a infezioni e malattie
  • Omosessualità
    Gli input ambientali che scatenano tutto questo sono molteplici, e tutti hanno un unico feedback sul corpo/mente: lo stress. In condizioni di stress persistente, sempre più individui installano nei loro programmi file di contenimento specie di varia Natura.
    Il punto di vista dei vari piani di contenimento è diverso, ma fanno parte dello stesso programma naturale.

    Una caratteristica della Natura è che tutto ciò che avviene è accettabile e naturale.

    L’etichetta di “non accettabile” è un valore dettato dalla società, non dalla Natura. Veramente tutti siamo figli della Natura e, se ci ha generato in un determinato modo, ha un senso nell’equilibrio globale. La difficoltà per le cose definite “non accettabili” è comprendere gli schemi dietro il disegno della Natura.

    Nell’elenco che ti ho fatto, immagino che tu riconosci alcuni schemi socio-culturali e/o patologici che ricorrono nella nostra realtà e fanno parte tutti dello stesso obiettivo: siamo in troppi, dobbiamo ridurre la nostra presenza sul pianeta perché non è in grado di sostenerci.

    Come abbiamo fatto a ridurre il nostro pianeta allo stremo delle forze? Come abbiamo potuto innescare questo processo di auto-distruzione? Quando è cominciato?

    Partiamo dall’ultima domanda per risalire via via attraverso il tempo fino ai nostri giorni.

    All’inizio la nostra specie viveva in un delicato equilibrio con l’ambiente, permettendo a ogni specie vivente di vivere in equilibrio con noi. Eravamo cacciatori e raccoglitori, e finché c’era cacciagione in abbondanza le nostre tribù prosperavano e figliavano. Quando il numero superava la capacità dell’ambiente di sostenere la specie, il numero di nascite si riduceva e il numero di individui fisiologicamente si abbassava.

    Fin qui non sto dicendo niente che non puoi trovare in un qualunque libro di ecologia basico.

    Ora, quando le femmine della specie non facevano figli, non c’erano modi per farle procreare forzatamente. E quando i maschi erano sterili, non c’era modo di compensare. Non è una malattia, è una condizione indotta dall’ambiente, si subisce e basta.

    C’è stato un momento in cui abbiamo abbandonato la connessione con gli equilibri naturali portando nella nostra cultura l’agricoltura. Questa ha slegato in modo netto la dipendenza della nostra specie dalla naturalità dei cicli stagionali, portando a una continua prosperità di carboidrati, sia nel periodo estivo che nel periodo invernale, mentre in Natura la fertilità della nostra specie veniva nettamente ridotta durante l’inverno a causa della riduzione delle risorse ricche di carboidrati.

    Una dieta ricca di carboidrati, come quella a base di cereali e legumi, ha permesso la rottura dell’equilibrio. Inoltre passavamo tutta la nostra giornata a fare in modo che non morissero le preziose piantine trovando il modo di bypassare i ritmi naturali. Le conseguenze erano una regolarità del mestruo durante tutto l’anno e una fertilità su base mensile, cosa che non accadeva prima dell’agricoltura.

    Abbiamo cominciato a proliferare sempre di più. Abbiamo iniziato a moltiplicarci oltre la capacità dell’ambiente naturale di sostenerci.

    Quando nella storia ne abbiamo avuto dimostrazione? Durante le carestie.

    Perdendo il nostro sostentamento innaturale, non c’era nessuna risorsa naturale in grado di sostenere una specie così numerosa. Quindi la numerosità della popolazione si riduceva drasticamente fino al livello naturalmente sostenibile, per poi riprendere a crescere e collassare nuovamente alla carestia successiva.

    Bel giochetto, no?

    Questo giochetto è durato finchè non siamo riusciti a trovare il metodo per evitare il peso delle carestie.

    Siamo riusciti a evitarlo infatti con l’avvento dell’industrializzazione, che ha portato l’ottimizzazione dei sistemi di produzione alimentare a livelli impressionanti.

    Restavano comunque le guerre a limitare la crescita della popolazione mondiale. Infatti fino alla Seconda Guerra Mondiale i conflitti erano un modo per ridimensionare la popolazione e controllare i consumi (la violenza di un animale sui propri simili ha sempre avuto delle dinamiche legate all’accaparrarsi le risorse che sono maggiormente limitate).
    Da 70 anni a questa parte le guerre globali sono scomparse nel periodo di stabilità più lungo della storia umana, ma sono aumentate esponenzialmente le malattie di qualsiasi genere e le malattie che prima colpivano le persone anziane adesso colpiscono sempre di più anche i giovani. E non è una questione di genetica, come ho già detto, ma di epigenetica.
    Quando dico che “le malattie non esistono” parlo proprio di questo: il concetto di “malattia” parte dal concetto che è qualcosa che non dovrebbe accadere, e quindi se accade c’è qualcosa di sbagliato.

    In realtà non c’è niente di sbagliato nella nostra specie. C’è invece un messaggio dell’ambiente che viene letto a livello di specie, e che si tramuta in quella che noi definiamo “malattia”, ma altro non è che la risposta fisiologica a un cambiamento non fisiologico dell’ambiente circostante.

    La sterilità

    La sterilità, ad esempio, non è una patologia. Se si va ad indagare le cause della sterilità, sono tutte legate a stress psicologico, chimico e fisico che generano cambiamenti ormonali e metabolici, che generano a loro volta infiammazione e squilibrio ipotalamico-ipofisario con tutto quello che ne consegue:

    Stress ambientale alto → Necessità di ridurre la pressione della specie sull’ambiente → Sintomo della sterilità

    Essere sterili non è geneticamente programmato, è solo uno dei programmi che vengono attivati epigeneticamente laddove c’è una sorta di “sofferenza di specie”.

    Il programma epigenetico è semplicemente l’attivazione o disattivazione di specifici geni che svolgono specifiche funzioni, e permette un delicato e fine adattamento alle esigenze contingenti.

    Le incompatibilità tra i sessi

    Queste sono su diversi piani. Più vanno avanti, più diventano profonde e difficili da colmare, fino ad arrivare all’estinzione o alla riduzione drastica della popolazione (a questo proposito, ho visto un video veramente molto simpatico che voglio proporti qui per farti capire di cosa sto parlando).
    Una delle incompatibilità che si incontrano per strada è la riluttanza sempre crescente per rapporti “seri” tra due individui di sesso opposto, ovvero funzionali alla procreazione.

    Sembra come se ci fosse un’incompatibilità di tempi sociali tra quando la donna è biologicamente pronta ad avere figli, desidera avere figli e quando invece la società la considera adeguata.

    La donna è pronta ad avere figli dal momento che ha il menarca, ovvero il primo mestruo (che sia a 9 che sia a 15 anni). La Natura non si sbaglia: se è pronta, è pronta.

    Ma la società vuole che sotto i 18 anni è sconsiderato avere figli, e così prima della laurea, prima della carriera, prima dei soldi, prima del matrimonio… così la donna arriva a 35-40 anni che la clessidra della vita comincia a finire la sua sabbia e ha sicuramente meno probabilità di rimanere incinta. E se ci riesce, non è detto che porti a termine la gravidanza.

    Se poi la porta a termine sopra i 35 anni, la probabilità che nasca un figlio non proprio sano cresce, perché le uova della donna (se non lo sai) invecchiano con essa e quindi, con il passare del tempo e soprattutto con uno stile di vita stressogeno sotto tutti i punti di vista, possono avere danni e dare la vita a figli con problemi di ogni sorta. Non lo dico io, ma il fatto che l’amniocentesi la passano gratis per tutte le donne sopra i 35 anni è proprio per scongiurare parti derivati da malformazioni genetiche, che crescono in percentuale con l’età della donna.

    Nel momento in cui la donna è nel pieno della sua fertilità e maturità sessuale, l’Essere Umano di sesso maschile è poco più di un bambino ancora legato ai retaggi infantili, e si comincia a svegliare di solito dopo i 25 anni (se va bene), fase in cui la donna pensa a studio e carriera e quindi se la tira. Quando finisce questa fase, la donna è poco interessante per l’uomo (ormai troppo vecchia) che punta perciò a quelle più piccole.

    Poi con il tempo lui diventa vecchio e comincia ad avere pensieri che comunque sta meglio da solo, chi glielo fa fare a mettersi in mezzo una famiglia? E continua a giocare al single incallito mentre la donna, ormai agli sgoccioli, fa la “troia” (passami il termine, qui non c’è giudizio ma è una cosa legata all’orologio biologico che sta battendo il tempo e sta dicendo che sta per scadere, e per aumentare la probabilità di incontri attiva questi comportamenti) e quindi allontana l’uomo che la vede come una “succhia libertà”.

    Questi schemi, se non sono sempre così, hanno comunque una tendenza ad aumentare man mano che la tecnologia e lo stress sociale aumenta.

    L’omosessualità

    Quando si parla di omosessualità, non si parla di rapporti sporadici con individui dello stesso sesso, ma di rapporti stabili e duraturi con individui dello stesso sesso. La prima è tipica in Natura e lo possiamo vedere in molte specie, la seconda invece non è tipica di animali in Natura ma è tipica di animali in cattività.

    L’omosessualità è soggetta a numerosi studi per capire quanto sia un condizionamento sociale, quanto sia un discorso ormonale, quanto sia un discorso infiammatorio.

    Nel politically correct dire che l’omosessualità è una malattia è da omofobi. Ma dato che – come dico io – “le malattie non esistono” il problema non sussiste.

    Cerchiamo di capire allora cosa può generare un atteggiamento omosessuale.

    Io ho sempre avuto amici omosessuali, magari li attraggo, forse perché sentono che sono curiosa e priva di pregiudizi di qualsiasi tipo. Possibile che dopo questo articolo mi odieranno e mi allontaneranno, chi lo sa, ma assolutamente per me resta un’osservazione biologica, ecologica e sociologica interessante e basta.

    Una delle domande più gettonate che faccio ai miei amici omosessuali è: “Quando hai scoperto di esserlo?”

    La risposta media è che lo hanno sempre percepito, ma c’è stato un periodo di tempo di non accettazione della cosa, non comprensione o difficoltà a individuare dov’era l’inghippo.

    Quindi i più fortunati si scoprono subito e si sentono liberi di esprimersi senza condizionamenti, mentre i meno fortunati magari sono anche padri di famiglia che non capiscono perché la loro magnifica moglie “non gli fa sesso”.

    Quando una cosa nasce in età infantile, è più facile che sia un problema ormonale piuttosto che un condizionamento sociale.
    Infatti, non so se lo sapete, il piano di sviluppo di qualsiasi essere umano all’inizio è femminile. Solo in una fase successiva dello sviluppo embrionale si attivano alcuni geni del cromosoma Y che fanno atrofizzare l’organo femminile e sviluppare quello maschile.
    Tutte le fasi dello sviluppo embrionale sono perfettamente sincronizzate con l’ambiente-corpo della madre: squilibri prima, durante e dopo la gravidanza a carico del corpo della madre possono ripercuotersi sullo sviluppo fetale a molti livelli, compreso quello della definizione e determinazione precisa della sessualità.

    Quindi uno stress a carico della madre può generare un problema sulla sessualità del figlio.

    In realtà questo fa parte sempre del piano naturale di contenimento della specie, quindi l’aumento del numero di omosessuali nel mondo è una risposta della Natura all’eccesso di stimoli stressogeni da parte dell’ambiente.

    Il fatto di renderla più o meno accettabile è solo un’elucubrazione sociale, ma tutto ciò che Natura vuole ha un significato profondo e va contestualizzato nella Natura e non nella nostra società, che è solo una delle possibili società umane che si potevano sviluppare e non una conseguenza passiva e inevitabile.

    Frutto quindi di tutta una serie di scelte sbagliate che hanno portato l’Uomo a stare mediamente male ed essere mediamente sterile… finché gli equilibri con la Natura non si ripristineranno.

    In futuro…

    Se questi mezzi di contenimento non basteranno, ci sarà sempre più violenza e si arriverà al cannibalismo. All’inizio sarà visto come un abominio, successivamente sarà visto come la soluzione e diventerà accettabile anche quello.

    Io faccio spesso l’esempio delle rane-toro perché fa capire molte cose.

    Queste rane infatti sono originarie di una zona paludosa americana in cui sono in equilibrio con i loro predatori. Nel loro ambiente di origine sono delle simpatiche ranocchiette. L’essere umano ha voluto fare una cosa inteligentissima (ne fa tante, ma questa proprio è super): ha preso la rana-toro e l’ha trapiantata in altre zone.

    Questa, non trovando il suo predatore naturale, ha cominciato a proliferare talmente tanto che, in alcuni esemplari sezionati, poteva accadere di trovare dentro una rana-toro, una rana-toro con dentro un’altra rara-toro, con dentro un’altra rana-toro… un po’ come le matriosche.

    Insomma, la Natura aveva alla fine scelto il cannibalismo come mezzo di contenimento: là dove non c’è un predatore, la Natura lo crea. Possibile sia il futuro dell’Umanità? Staremo a vedere.

    Tutto in Natura è accettabile, tutto ciò che è nell’ordine del possibile fa parte della Natura.

    Capire perché un certo meccanismo si è instaurato è fondamentale se si vuole ridurre il fenomeno, sennò… la strada che abbiamo intrapreso è quella della riduzione sistematica della popolazione.

    Tra non più di 100 anni ci sarà un’inversione di tendenza della crescita di popolazione umana mondiale, e sarà frutto della somma delle forze che la Natura ha messo in atto contro di noi.

    E ti assicuro che non c’è bisogno di scomodare neanche il complottismo per avere questo effetto.

    A ogni stimolo la Natura risponde. Sbagli stimolo, ottieni una risposta sbagliata.

    Proposta di ricerca


    Prova a vedere su un campione di soggetti omosessuali (veri, non che si atteggiano a omosessuali perché ormai è uno status symbol) se le madri hanno problemi tiroidei subclinici o conclamati o se hanno avuto problemi ormonali durante la gravidanza, o ancora se hanno subito stress psicologici fisici o chimici poco prima il concepimento o durante la gestazione.

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    Ethel Cogliani

    Ethel Cogliani

    Biologa nutrizionista specializzata nel trattamento delle malattie autoimmuni, croniche e infiammatorie. Ideatrice del protocollo IMMUNOREICA. Autrice dei libri "Dietro la Malattia", "Tiroide X-Files", "Paura", "La Struttura della Salute" e coautrice di "Super-Vivere nel XXI Secolo". Editrice e redattrice della rivista Immunoreica Magazine, la prima rivista dedicata all'approccio funzionale delle malattie autoimmuni.

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