Mi chiamo Monica Ferrari, ho 41 anni, 2 anni fa a fine giugno ho scoperto di avere un’allergia al nichel molto elevata, un’intolleranza al lattosio e connettivite indifferenziata.
La diagnosi mi fu fatta dopo 5 mesi di grossi fastidi: diarrea acida, candida vaginale, vaginiti, infiammazioni agli occhi e in generale, delle macchie al viso, stanchezza, irritabilità, perdita di capelli e molto altro ancora che non sto ad elencare.
Ho consultato un’alimentarista e dopo un regime alimentare privo di nichel e lattosio ho avuto un miglioramento. Nel frattempo nell’ospedale, a reumatologia, mi è stata prescritta una cura a base di cortisonici e cardioaspirina che io non ho assunto.
Qualche mese dopo un amico mi consiglia un dottore omeopata che cura con macchinari sofisticati per la rigenerazione cellulare e dopo 1 anno e 8 sedute ho visto altri miglioramenti ma non ero soddisfatta…
Facendo ricerche tra internet e Facebook alla ricerca di gruppi con approcci alternativi mi sono ritrovata nel gruppo in cui la dott.ssa Ethel era nutrizionista di riferimento e da quel momento non mi sono sentita né sola né diversa.
Ho voluto intraprendere un percorso con la dottoressa, molto molto preparata oltre ad essere molto gentile e sempre veloce nel rispondere alle mie domande e ai miei dubbi.
Il 24 aprile ho avuto il primo colloquio via Skype e ho iniziato il protocollo vedendo i primi risultati già dopo meno di un mese, adesso a distanza di 3 mesi sono notevolmente migliorata sia come stanchezza e voglia di fare, felicità, episodi di diarrea ridotti al minimo, la ricrescita dei capelli che avevo perso a manciate e a detta di tutti risulto ringiovanita.
Non ho abbandonato né l’alimentarista né l’omeopata che mi hanno aiutato con i loro mezzi e agli ultimi controlli hanno notato i miglioramenti ignari della nuova cura intrapresa.
Ora sono in cerca di una gravidanza, serena perché vedo il mio corpo cambiato, pronto per quel tipo di missione e sicura che sarò seguita nel migliore dei modi.
All’inizio mi sono sentita spaesata per i cambiamenti che ho dovuto apportare e nel gestire le integrazioni che mi erano state date. L’unica cosa che rimpiango è che Piacenza non sia più vicina a Roma per poter vedere di persona Ethel.